Descrizione
La composizione della Nona Sinfonia durò molto a lungo. Beethoven ebbe la prima idea di musicare il coro “An die Freude” di Schiller (1759-1805) ancora negli anni giovanili di Bonn; nel 1814-15 il progetto venne di nuovo ripreso sotto forma di una Ouverture con coro finale, che diventò poi l’Ouverture in Do maggiore “zur Namensfeier” op.115 per sola orchestra. Infine negli anni 1817-18, nel quaderno degli schizzi, accanto al materiale per la Sonata in si bemolle maggiore per pianoforte, op.106, già si trovano spunti tematici che saranno poi utilizzati per i primi due movimenti della Nona. Nella tarda estate del 1822, o al principio dell’autunno, Beethoven inizia la composizione della Sinfonia che in un primo tempo aveva il titolo di “Sinfonie allemand” e già prevedeva il corale finale. Tutto il 1823 è dedicato alla composizione della Nona, che alla fine dell’anno è già completamente schizzata. Nei primi mesi dell’anno 1824, il musicista mette rapidamente in partitura la Sinfonia che è finita definitivamente nel febbraio di quello stesso anno. La prima esecuzione ebbe Luogo a Vienna al “Kärntnertor Theater” il 7 Maggio 1824. I solisti di canto erano il soprano Henriette Sontag, il contralto Caroline Unger, il tenore Anton Haitzinger, il baritono August Seipelt. L’orchestra era teoricamente diretta da Beethoven stesso, ma in realtà il vero direttore era il maestro di cappella Michael Umlauf. Alla fine della sinfonia la cantante Caroline Unger, che appena ventenne aveva preso parte come solista all’esecuzione, lasciò il suo posto e si avvicinò a Beethoven, ancora chino sul leggio e rivolto verso gli orchestrali: lo prese amabilmente per mano e lo voltò per mostrargli la folla che acclamava entusiasta sventolando un mare di fazzoletti.
L’Inno alla Gioia è soprattutto un grandissimo messaggio di pace e di fratellanza; con tale composizione Beethoven volle formulare un aperto invito alla fratellanza universale: e proprio per rendere tale messaggio il più chiaro possibile egli decise di far cantare nel finale un testo del poeta tedesco a lui contemporaneo, Friedrich von Schiller: l’Inno alla Gioia. L’ode “An die Freude (Alla Gioia)” è una lirica nella quale la gioia è intesa non certo come semplice spensieratezza e allegria, ma come risultato a cui l’uomo giunge quando si libera dal male, dall’odio e dalla cattiveria. Proprio per questa esortazione alla fraterna amicizia la melodia su cui viene intonato questo Inno alla gioia è stata oggi assunta come “Inno europeo”.
E’ stato adottato dal Consiglio d’Europa nel 1972 e viene utilizzato dall’Unione europea dal 1986.
L’arrangiamento di Musicamedia inizia in corrispondenza di battuta 77 del IV° tempo della IXª Sinfonia, dove la sezione dei legni anticipa brevemente, per quattro battute, il celebre tema. Il quartetto di flauti esegue per due volte l’inciso iniziale dell’inno alla gioia, nell’armonia di dominante del tono di DO, un tono sotto la tonalità originale di RE maggiore. Alla quarta battuta inizia il recitativo dei flauti contralti e tenore all’unisono, contrappuntati da secchi accordi di tutti gli altri strumenti. Si giunge così alla cadenza di battuta 15, che precede la prima esposizione del tema.
A battuta 16, flauti contralti e tenori eseguono la prima volta il tema per intero e all’unisono, senza alcun accompagnamento.
Nella seconda esposizione ai flauti contralti e tenori si aggiungono i flauti soprani 2. La sonorità comincia ad aumentare. La tastiera espone il primo controcanto, che nella partitura originale è affidato ai contrabbassi. Ho aggiunto poche note alla chitarra per sostenere meglio la sonorità dei flauti.
Siamo ora alla terza esposizione. Il tema è espresso dai flauti soprani 1, nel registro acuto e dallo xilofono. Il primo controcanto passa ai flauti tenori, mentre altri controcanti sono affidati alla tastiera e ai flauti contralti. La chitarra continua con le sue note di sostegno armonico, ora raddoppiate all’ottava e rinforzate nella sonorità. Questa esposizione è la più elaborata contrappuntisticamente, presentando ben quattro melodie simultanee, come se tutta l’orchestra fosse contagiata dalla gioiosa frenesia trasmessa dalla melodia principale. Le parte dei flauti contralti è la più impegnativa. Nel caso non si disponesse di esecutori all’altezza, suggerisco di far ripetere ai flauti contralti il tema principale, come nella seconda esposizione (frasi ‘F’ e ‘G’).
Quarta ed ultima esposizione. È il momento giusto per l’eventuale aggiunta del coro, poiché in questa esposizione il contrappunto si riduce al minimo. La sonorità ha raggiunto il massimo. Il quartetto di flauti è impegnato nel proporre il tema e la sua controfigura, che lo segue a distanza di terza o sesta inferiore. Il resto dell’orchestra sostiene con accordi secchi ed energici, con ritmo marziale formato da semiminima e pausa di croma seguita da croma.
Ecco qui una versione ritmica del testo, di Arrigo Boito
1. Gioia figlia della luce, Dea dei carmi, Dea dei fior!
Il tuo genio ci conduce per sentieri di splendor.
Il tuo raggio asciuga il pianto, sperde l’ira e fugge il duol!
Vien! sorridi a noi d’accanto Primogenita del Sol!
2. Qual nell’arnia armoniosa già s’inserte il suono al suon,
e la voce della sposa già s’unisce alla canzon.
Ma da noi ritorca al viso chi la gioia in cor non ha,
l’uom che mai non ha sorriso certo in Ciel non salirà.
3. Dea dei palpiti giocondi gioia sacra ed immortal,
tu sei l’anima dei mondi,sei l’ebbrezza celestial:
sei la pace e la speranza, sei dei pampini l’umor,
sul tuo metro eterna danza move il mar e l’astro d’or.
Il finale è ricavato dalle battute 325-328, con doppia reiterazione della cadenza perfetta. Queste misure si trovano dopo la prima serie di esposizioni del tema da parte dei solisti e del coro, prima dell’episodio “Alla Marcia” che inizia a battuta 331. Lunghe note salgono dalla dominante alla tonica, con andamento maestoso e solenne.
Questa frase conclusiva può essere cantata sulle parole dei versi finali della prima strofa:
Dea dei carmi, Dea dei fior! Dea dei fior! Dei fior!
oppure:
Primogenita del Sol! Del Sol! Del Sol!
L’originale beethoveniano prevede per questa frase la ripetizione del verso finale della terza strofa:
Und der Cherub steht vor Gott, steht vor Gott, vor Gott.
che, nella traduzione ritmica di G. F. Trampus (Ed. Ricordi), diventa:
presso è l’angiol al Signor, al Signor, Signor.
Testo dell'”Inno alla Gioia” di F. Schiller, nella lingua tedesca, inglese e italiana.
O Freunde, nicht diese Töne! Sondern lasst uns angenehmere anstimmen und freudenvollere!Freude, schöner Götterfunken, Tochter aus Elysium, Wir betreten feuertrunken, Himmlische dein Heiligtum. Deine Zauber binden wieder, Was die Mode streng geteilt; Alle Menschen werden Brüder, Wo dein sanfter Flügel weilt.Wem der große Wurf gelungen, Eines Freundes Freund zu sein, Wer ein holdes Weib errungen, Mische seine Jubel ein! Ja – wer auch nur eine Seele Sein nennt auf dem Erdenrund! Und wer’s nie gekonnt, der stehle Weinend sich aus diesem Bund! |
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur,
Alle Guten, alle Bösen
Folgen ihre Rosenspur.
Küsse gab sie uns und Reben,
Einen Freund, geprüft im Tod,
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott.
Froh, wie seine Sonnen fliegen
Durch das Himmels prächtigen Plan,
Laufet, Brüder, eure Bahn,
Freudig wie ein Held zum Siegen.
Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuss der ganzen Welt!
Brüder – überm Sternenzelt
Muss ein lieber Vater wohnen.
Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Such ihn überm Sternenzelt!
Über Sternen muss er wohnen.O friends! Not these sounds!
But let us strike up
more pleasant sounds and more joyful!Joy, o wondrous spark divine,
Daughter of Elysium,
Drunk with fire now we enter,
Heavenly one, your holy shrine.
Your magic powers join again
What fashion strictly did divide;
Brotherhood unites all men
Where your gentle wing’s spread wide.The man who’s been so fortunate
To become the friend of a friend,
The man who has won a fair woman –
To the rejoicing let him add his voice.
The man who calls but a single soul
Somewhere in the world his own!
And he who never managed this –
Let him steal forth from our throng!
Joy is drunk by every creature
From Nature’s fair and charming breast;
Every being, good or evil,
Follows in her rosy steps.
Kisses she gave to us, and vines,
And one good friend, tried in death;
The serpent she endowed with base desire
And the cherub stands before God.
Gladly as His suns do fly
Through the heavens’ splendid plan,
Run now, brothers, your own course,
Joyful like a conquering hero.
Embrace each other now, you millions!
The kiss is for the whole wide world!
Brothers – over the starry firmament
A beloved Father must surely dwell.
Do you come crashing down, you millions?
Do you sense the Creators presence, world?
Seek Him above the starry firmament!
For above the stars he surely dwells.O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.L’uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, – chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero Fratelli,
sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare.
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